La coscienza in una visione unificata

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 28 gennaio 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Un problema per la ricerca sulle basi neurobiologiche e per le teorie neuroscientifiche della coscienza rimane la mancanza di una definizione univoca, precisa, soddisfacente e condivisa dell’oggetto di studio, sia perché il termine designa realtà diverse e in parte sovrapposte nella tradizione semantica e culturale, sia perché è opinione comune che, se la coscienza rappresenta un’entità unica, la sua natura è quella di un fenomeno multidimensionale.

In occasione della presentazione dell’interessante libro di Stanislas Dehaene, Consciousness and the Brain: Deciphering How the Brain Codes Our Thoughts[1], proponemmo un breve saggio sulla coscienza, ancora attuale, al quale rimandiamo sia per introdursi all’argomento in generale, sia per un inquadramento sintetico delle teorie scientifiche ormai classiche che tentano di spiegare le basi neurali dell’esperienza soggettiva di essere coscienti del mondo e di sé stessi[2].

Illustrando la teoria di Gerald Edelman, il nostro presidente proponeva in una premessa terminologica sette definizioni di coscienza[3] e poi, sostanzialmente, operava una distinzione che riportiamo qui di seguito in una sintesi recente:

Le origini dello studio scientifico della coscienza coincidono, in una chiave epistemologica, con l’impiego di metodi riconducibili a tre paradigmi principali: anestesiologico, neurologico e psicologico-psichiatrico. Nelle epoche precedenti, la filosofia, prima, e la filosofia della mente, poi, avevano egemonizzato il campo dando luogo a numerose costruzioni teoriche, campi specializzati del sapere e visioni culturali”[4].

La multidimensionalità è comunemente accettata, soprattutto se si individuano quali dimensioni chiave la consapevolezza e la veglia; tuttavia, tali dimensioni sono state ben definite e descritte concettualmente, ma non ancora caratterizzate neurobiologicamente in modo soddisfacente.

Zirui Huang, George A. Mashour e Anthony G. Hudetz hanno ipotizzato che le dimensioni della coscienza sono codificate in dimensioni neurofunzionali multiple del cervello, e hanno individuato la geometria funzionale della corteccia cerebrale quale sede della codifica delle dimensioni della coscienza.

(Huang Z., et al., Functional geometry of the cortex encodes dimensions of consciousness. Nature Communication 14 (1): 72, 2023 – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41467-022-35764-7, Jan 5, 2023).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Anesthesiology, University of Michigan Medical School, Ann Arbor, MI (USA); Center for Consciousness Science, University of Michigan Medical School, Ann Arbor, MI (USA); Neuroscience Graduate Program, University of Michigan Medical School, Ann Arbor, MI (USA); Department of Pharmacology, University of Michigan Medical School, Ann Arbor, MI (USA).

Per comprendere come si è giunti al compromesso attuale tra concezione medico-anestesiologica e psicologico-psichiatrica, per avere in tal modo una cornice di riferimento teorico per le basi biologiche, è sufficiente ricordare:

“Per gran parte del Novecento, la separazione tra la concezione psicologica della coscienza, dominata dalle teorie psicoanalitiche e fenomenologiche, e la nozione medica, operativamente vincolata alle esigenze diagnostiche, è stata sempre molto netta. La prima teoria neuroscientifica della coscienza, che ha ricondotto la fenomenica psicologica a precise basi neurobiologiche, è stata elaborata da Gerald Maurice Edelman, a compimento del suo ambizioso progetto di riportare la mente umana in seno alle scienze biologiche.

L’impresa teorica ha preso le mosse dalla comprensione dei principi alla base dell’evoluzione morfologica della materia biologica, compiutamente esposti in Topobiology, e si è sviluppata attraverso l’applicazione di tali principi alla ricostruzione dei processi che hanno portato all’organizzazione morfo-funzionale del cervello, secondo quanto si legge in Neural Darwinism. Sulla base dei tre vincoli della teoria della selezione dei gruppi neuronici (TSGN) – ossia i due tipi di selezione, in corso di sviluppo e per effetto dell’esperienza, e il rientro dell’informazione fra aree attive in parallelo – Edelman ha delineato le basi evolutive[5] e neurofunzionali della coscienza animale, che funzionerebbe allo stesso modo della coscienza primaria umana, sostanzialmente come un ‘presente ricordato’ (The Remembered Present)[6].

Edelman insisteva sull’effettività della coscienza ossia sulla natura di dimensione funzionale del cervello che genera gli stati e i fenomeni che le appartengono. Ma ci si è chiesti: in cosa consiste questa effettività e perché si perde nel coma? Infatti:

“Nonostante la potenza esplicativa e la coerenza con principi che legano i processi alla base della coscienza all’evoluzione filogenetica del sistema nervoso, la teoria di Edelman non sembra esserci d’aiuto quando ci poniamo interrogativi sugli stati cerebrali che riconduciamo ai vari gradi di coma e, anche se l’argomento è di tradizionale interesse neurologico, la concezione della coscienza che realmente poniamo in questione è quella anestesiologica. In altri termini, non sono in questione le alterazioni di aspetti delle funzioni psichiche coscienti per danni cerebrali, ma la condizione fisiologica complessiva che caratterizza lo stato naturale di veglia, vigilanza, consapevolezza e reattività agli stimoli ambientali.

I farmaci anestetici generali aboliscono tutte le percezioni periferiche, agendo sul midollo spinale, e contemporaneamente inducono la perdita della coscienza, agendo sulla corteccia cerebrale; nella loro azione risparmiano il segmento bulbare del tronco encefalico che garantisce gli automatismi cardiorespiratori necessari alla sopravvivenza. È evidente l’analogia con il coma, e si comprende intuitivamente perché i primi studi sulla sospensione della vita di relazione abbiano provato ad indagare i rapporti fisiopatologici con l’anestesia”[7].

La ricerca di un indice per valutare in modo oggettivo la presenza di attività neurale corrispondente alla coscienza durante il coma o “misura della capacità di esperienza” è portata avanti grazie allo studio del cervello sotto anestesia. E, in proposito, riporto fino alla fine del primo paragrafo la mia già citata sintesi del discorso introduttivo per l’avvio dello studio[8]:

“D’altra parte, si è basata sull’impiego di anestetici generali anche l’attualità degli esperimenti di Tononi e Massimini, che abbiamo considerato nelle recensioni e discussioni della preziosa ricerca di una misura oggettiva della capacità di esperienza.

Infatti, i protocolli stilati per ottenere misure TMS/EEG sono stati messi alla prova con tre mezzi di abolizione della coscienza, midazolam, propofol e xenon, che esercitano l’effetto anestetico con tre meccanismi d’azione differenti, ma sono comunemente impiegati in anestesiologia. Tutti e tre i mezzi anestetici, indipendentemente dalla somministrazione quale gas mediante una maschera o per iniezione endovenosa, hanno prodotto lo stesso risultato: un’onda lenta corrispondente al passaggio dalla veglia all’incoscienza.

Tale onda lenta presentava due andamenti: rimaneva confinata localmente, indicando una perdita di integrazione, o si diffondeva a macchia d’olio, indicando una perdita di informazione.

La ketamina, un farmaco derivato dall’allucinogeno fenciclidina impiegato nell’anestesia degli animali di grande taglia, è una molecola con particolari proprietà analgesiche e induce una perdita di coscienza dissociativa. Negli esperimenti di Tononi, Massimini e colleghi, con la ketamina non si è avuta la comparsa dell’onda lenta tipica delle altre tre classi di anestetici, e sullo schermo del computer che registrava il rilievo EEG si è vista riapparire la morfologia delle onde tipica dello stato di veglia, nonostante una completa perdita di reattività e un fondo elettroencefalografico simile a quello dell’attivazione durante il sonno.

La nuova misura definita da Tononi e Massimini, ossia il PCI (perturbational complexity index), ottenuto estraendo gli effetti causali della TMS (zapping the cortex) e comprimendo la matrice spazio-temporale (zipping its responses), è sostanzialmente diversa da tutti i precedenti mezzi di registrazione dell’attività cosciente perché rileva la quantità di informazione irriducibile generata da interazioni causali all’interno del sistema talamo-corticale, così fornendo uno scalare misurabile empiricamente che si approssima alla misura teorica di Φ, ossia dell’informazione integrata.

Studi successivi hanno elaborato altri metodi per stimare la complessità delle risposte cerebrali alle stimolazioni transcraniche e intracraniche, e un lavoro di Comolatti dell’Università di San Paolo (Brasile), al quale hanno partecipato anche Tononi, Massimini e altri ricercatori[9], ha definito un nuovo indice: il PCIST. La nuova misura, che sembra conservare la precisione del PCI, è più semplice da eseguire e i tempi di calcolo sono inferiori a un secondo. Gli autori dello studio sono certi che il PCIST costituisca un reale progresso rispetto al PCI.

Lo sviluppo di questi indici si basa sul presupposto che la coscienza dipenda dal sistema talamocorticale e che sistemi encefalici quali quelli cerebellari, nonostante una densità neuronica notevolmente superiore, siano del tutto ininfluenti. Le ragioni di questa nozione, condivisa dalla comunità neuroscientifica, sono state compiutamente esposte di recente (v. Note e Notizie 01-06-19 Novità, sorprese e riflessioni sul cervelletto).

Seguendo questa concezione, la Locked-in Syndrome dovrebbe essere esclusa dagli stati clinici correlati al coma, ma personalmente credo che una migliore conoscenza della sua fisiopatologia potrebbe aiutarci a comprendere processi che, secondo la mia visione della neurofisiologia dell’encefalo, possono contribuire a garantire l’attività di fondo necessaria per la funzione psichica di base attuale. In questa sindrome, detta anche stato di deafferentazione, i pazienti sembrano prigionieri del proprio corpo ma, nella maggior parte dei casi, conservano la coscienza, pur rimanendo incapaci di rispondere in modo fisiologico e adeguato. La causa più frequente è una lesione del ponte ventrale da occlusione ischemizzante dell’arteria basilare. Il danno infartuale risparmia sia le vie somatosensoriali sia le connessioni ascendenti responsabili della veglia e dell’allerta; non sono distrutti nemmeno i neuroni mesencefalici che consentono il sollevamento delle palpebre nel risveglio, ma sono interrotte le vie motorie corticobulbari e corticospinali, privando il paziente dell’abilità di articolare il linguaggio e della capacità di fornire risposte motorie di ogni genere, eccetto i movimenti verticali degli occhi e l’ammiccamento. La Locked-in Syndrome può essere causata anche da forme gravi della sindrome di Guillain-Barré, da mielinosi pontina e paralisi periodica”[10].

Dopo questo excursus sulle attualità della coscienza e della sua patologia, ritorniamo alla comunicazione di Zirui Huang, George A. Mashour e Anthony G. Hudetz, che hanno cercato sostegno all’ipotesi che le differenti dimensioni della coscienza, quali appunto l’essere svegli e vigili e l’essere consapevoli, siano codificate in dimensioni neurofunzionali multiple del cervello.

A tale fine hanno condotto uno studio di analisi dei gradienti corticali che sono un continuo della sovrastante geometria funzionale del cervello, per caratterizzare queste dimensioni neurofunzionali.

I ricercatori hanno dimostrato che le perturbazioni della coscienza umana, per cause farmacologiche, neuropatologiche o psichiatriche, sono associate alla degradazione di uno o più dei principali gradienti corticali in dipendenza dello stato. Le riconfigurazioni specifiche di rete all’interno dello spazio di gradiente corticale multidimensionale sono associate ad assenza di risposta comportamentale di varie eziologie e queste riconfigurazioni spaziali sono correlate con una rottura temporale delle transizioni strutturate degli stati cerebrali dinamici.

Questa base costituisce una cornice neurofunzionale unificante per le dimensioni multiple della coscienza umana, sia in condizioni fisiologiche che patologiche.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-28 gennaio 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Stanislas Dehaene, Consciousness and the Brain: Deciphering How the Brain Codes Our Thoughts, Viking Adult, 2014.

[2] Note e Notizie 13-09-14 La coscienza e un interessante nuovo libro di Dehaene.

[3] Seguendo Natsoulas, che impiega lo schema delle definizioni dell’Oxford English Dictionary, si può distinguere una coscienza 1: conoscenza comune o reciproca; coscienza 2: conoscenza o convinzione interna; coscienza 3: lo stato di essere mentalmente consci o consapevoli di qualcosa; coscienza 4: lo stato o facoltà di essere coscienti, come condizione di ogni pensiero o stato concomitante per ogni pensiero, sentimento o volizione; coscienza 5: la totalità di impressioni, pensieri e sentimenti che costituiscono l’essere cosciente di una persona; coscienza 6: lo stato di essere cosciente quale condizione fisiologica di vigilanza vitale.

[4] Note e Notizie 25-01-20 Un nuovo studio sul coma.

[5] Questa concezione supera l’ipotesi di Mead di un’origine sociale della coscienza (cfr. G. H. Mead, Mind, Self and Society. University of Chicago Press; trad. it.: Mente, sé e società. Giunti-Barbera, Firenze 1972).

[6] Note e Notizie 25-01-20 Un nuovo studio sul coma. Le tesi di Edelman al riguardo sono compiutamente espresse nella monografia diventata un classico: Gerald M. Edelman, The Remembered Present. A Biological Theory of Consciousness. Basic Books, New York 1989 (Gerald M. Edelman, Il presente ricordato – una teoria biologica della coscienza. Rizzoli, Milano 1991).

[7] Note e Notizie 25-01-20 Un nuovo studio sul coma.

[8] Due eventi straordinari, ossia la riattivazione di neuroni di cervelli morti e l’uscita dal coma di una donna dopo 27 anni, di cui ci siamo occupati nel settembre del 2019 (Note e Notizie 28-09-19 Esce dal coma dopo 27 anni e riapre questioni mai realmente risolte; Note e Notizie 21-09-19 La riattivazione di cervelli morti mette in crisi la morte cerebrale), hanno avuto un peso determinante nella decisione di costituire un gruppo di studio per analizzare e valutare le più recenti acquisizioni in questo campo. Lo scritto è una sintesi del discorso introduttivo che il nostro presidente, Giuseppe Perrella, ha tenuto in occasione dell’incontro che ha dato l’avvio al lavoro sviluppato nel corso del 2020.

[9] Comolatti R., et al. A fast and general method to empirically estimate the complexity of brain responses to transcranial and intracranial stimulations. Brain Stimul. – Epub ahead of print doi: 10.1016/j.brs.2019.05.013., 2019.

[10] Note e Notizie 25-01-20 Un nuovo studio sul coma.